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Buoni pasto: obbligatori o facoltativi per stage e apprendistato?

09/11/2022

I buoni pasto sono uno strumento fondamentale che l’azienda mette a disposizione dei propri dipendenti per la gestione della pausa pranzo. Garantendo buoni pasto ai propri collaboratori, l’impresa offre loro la possibilità di trascorrere una pausa pranzo equilibrata spendendo il valore dei buoni nei locali e ristoranti convenzionati o facendo la spesa nei supermercati e alimentari.
Ma come funziona per coloro che stanno muovendo i primi passi nel mondo del lavoro? Gli stagisti hanno diritto ai buoni pasto? E gli apprendisti?
Continua a leggere per scoprire cosa dice la normativa.

I buoni pasto possono essere erogati anche  a stagisti, tirocinanti e apprendisti? Ecco chi ne ha diritto e cosa dice la normativa sull’erogazione dei buoni pasto a chi è appena entrato nel mondo del lavoro.

Quello dei buoni pasto è uno dei benefit aziendali più diffuso e apprezzato. I buoni pasto vengono sfruttati dai lavoratori per sostenere le proprie spese alimentari: si tratta, dunque, di un concreto sostegno economico in grado di aumentare il potere d’acquisto dei dipendenti, lasciandoli liberi di gestire la propria pausa pranzo in autonomia.

Ad esempio, con i Buoni Pasto Sodexo, disponibili in versione digitale e cartacea, il dipendente può scegliere di spendere i propri buoni in oltre 100.000 esercizi convenzionati tra  supermarket, bar e ristoranti affiliati. Ma chi ne ha diritto? Come funziona l’erogazione di questo benefit per i dipendenti assunti con un contratto di stage, tirocinio o apprendistato? Ecco cosa dice la normativa al riguardo.


A chi spettano i buoni pasto?

Secondo la normativa che regola i buoni pasto (ovvero il Decreto 122 del 2017), hanno diritto a ricevere questo benefit tutti coloro che lavorano in modo subordinato e non. In altre parole, hanno diritto ai buoni pasto i lavoratori dipendenti con contratto a tempo determinato e indeterminato, indipendentemente dal fatto che il contratto sia full time o part time. Anche i lavoratori assunti con contratto di collaborazione hanno diritto ai buoni pasto.

Questo non vuol dire che l’azienda sia obbligata a concedere questo benefit, a meno che i buoni pasto non siano inseriti all’interno del CCNL applicato o nella contrattazione individuale.  I buoni pasto, infatti, rappresentano un servizio sostitutivo della mensa aziendale che le imprese non devono necessariamente garantire.

I tirocinanti e gli stagisti hanno diritto ai buoni pasto?

Cosa succede con chi è alle prime armi? Tirocini e stage rappresentano il primo contatto con il mondo del lavoro. Anche in questi casi, il buono pasto è un sostegno concreto ed essenziale per chi ha da poco iniziato a lavorare.

Prima di entrare nel merito della situazione, è bene fare chiarezza su una differenza fondamentale: stage e tirocini, infatti, non sono la stessa cosa. È vero che entrambi sono percorsi di formazione, ma se i primi rappresentano percorsi facoltativi, i secondi sono obbligatori per ottenere diplomi professionali o terminare corsi di specializzazione.

In entrambi i casi, però, tale percorso non è considerato dalla legge come un normale rapporto di lavoro. Si tratta, nello specifico, di un periodo di orientamento e formazione svolto in un contesto lavorativo. Perciò, l ’azienda non è obbligata a erogare buoni pasto. Nonostante ciò, ad ogni impresa rimane la facoltà di decidere volontariamente di erogare buoni pasto anche agli stagisti.


Buoni pasto per apprendisti: come funziona?

Diverso è il discorso per quanto riguarda gli apprendisti. L’apprendistato, infatti, è un vero e proprio contratto di lavoro, paragonabile ai contratti a tempo determinato, perciò gli apprendisti possono beneficiare dei buoni pasto esattamente come gli altri lavoratori.  

Per i giovani apprendisti, quindi, valgono le stesse regole definite dalla normativa (art. 51, comma 2, lett. c, TUIR) che regola l’erogazione dei buoni pasto per tutti gli altri dipendenti. Secondo la normativa, dunque, anche gli apprendisti possono ottenere buoni elettronici o cartacei esenti da contribuzione fiscale e previdenziale entro un valore di 8€ nel primo caso 4€, nel secondo.
I buoni, che non contribuiscono a formare il reddito  e quindi non sono tassati, specialmente per chi ha da poco iniziato a lavorare, sono un’importante fonte di sostentamento economico e possono essere utilizzati in supermarket, ristoranti, bar e negozi di alimentari ed è possibile cumularne fino a 8 per volta.


Perché fornire buoni pasto a stagisti apprendisti? Tutti i vantaggi

Se è vero che, specie nel caso dello stage, è facoltativo per l’azienda fornire buoni pasto ai giovani lavoratori, è altrettanto vero che i buoni pasto risultano uno degli strumenti di welfare più convenienti per l’azienda sotto molteplici punti di vista.
Uno dei primi effetti positivi che si riscontrano, dall’offerta dei buoni pasto ai lavoratori in stage, è la soddisfazione degli stessi. Anche se formalmente non si tratta di un rapporto di lavoro, quello con gli stagisti è comunque un rapporto di reciproco scambio: l’azienda investe nella formazione di una nuova risorsa in cambio della disponibilità del tempo e delle capacità del giovane talento. Calcolando anche che, spesso e volentieri, il rapporto di stage evolve in un contratto lavorativo a tempo determinato o indeterminato, è fondamentale occuparsi della soddisfazione anche delle risorse più giovani, per fare in modo di convincere le risorse a restare in azienda e aumentare, così, i livelli di employee retention.

La prospettiva di ricevere buoni pasto, inoltre, è allettante anche in fase di recruiting: per chi si affaccia per la prima volta al mondo del lavoro, e ancora non ha raggiunto l’indipendenza economica, i buoni pasto rappresentano un sostegno economico non indifferente. L’azienda che offre buoni pasto in stage, infatti, diventa ancora più attrattiva, dimostrandosi attenta alle necessità dei propri collaboratori.

In ultimo – ma non per importanza – va considerata l’ingente convenienza fiscale da parte dell’impresa che offre buoni pasto ai propri dipendenti. Come definito dalla normativa italiana, aggiornata con la Legge di Bilancio 2020, i buoni sono esenti da contribuzione fiscale fino a un valore di 8€ nel caso del formato elettronico e 4€ nel caso del formato cartaceo. Per l’azienda, dunque, la soluzione dei buoni pasto rimane estremamente conveniente dal momento che sono sempre deducibili al 100% con IVA al 4% detraibile. Scegliendo di offrire buoni pasto ai propri dipendenti, perciò, sarà possibile recuperare interamente i costi sostenuti.

Nell’articolo di oggi, abbiamo affrontato il tema dei buoni pasto a stagisti e apprendisti. I giovani lavoratori hanno diritto a ricevere i buoni come gli altri dipendenti. Tuttavia, nel caso specifico dello stage, i buoni pasto possono non essere previsti. I vantaggi che provengono dalla scelta aziendale di fornire buoni pasto anche ai giovani talenti in stage, però, sono molteplici, a partire da quelli di natura fiscale.

Per trasformare i giovani talenti in azienda in veri e propri “brand ambassador, offrire buoni pasto è il primo passo. Richiedi subito una consulenza gratuita e scopri quale soluzione di welfare meglio risponde alle esigenze dei tuoi collaboratori.

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